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Giovanni Verga

La nuova concezione verista di Verga pose il cardine dell'opera letteraria sulla "sparizione" dell'autore, facendo in modo che nella narrazione i fatti si sviluppassero da soli, come per una necessità spontanea. Il linguaggio di Verga è rude e spoglio come un riflesso del mondo che rappresenta, fatto sia di povera gente, come ne ''I Malavoglia'', sia di ricchi, come in ''Mastro-don Gesualdo''. Tutti, comunque, dei "vinti" nella lotta quotidiana della vita (e a costoro dedicò il cosiddetto Ciclo dei Vinti, gruppo di cinque romanzi di cui solo i primi due vengono completati).
Lo scrittore si occupò anche di teatro, sceneggiando alcune sue novelle; di queste, la più famosa è ''Cavalleria rusticana'' (1880), da cui poi, dieci anni dopo, il compositore Pietro Mascagni trae l'opera omonima (vedi Cavalleria rusticana (opera)).
Verga divenne senatore del Regno d'Italia nel 1920 su nomina del re Vittorio Emanuele III. da Wikipedia